martedì 9 febbraio 2010

“FORZA ITALIA, COSA NOSTRA” Ciancimino: la nascita del partito di B. fu il frutto della trattativa tra Stato e mafia !!!













"Tratto da Il Fatto Quotidiano"

Il figlio di don Vito mostra una lettera del padre al Cavaliere.
La conferma dei rapporti tra i boss e la creazione del partito azzurro.
Nuovi documenti su Milano Due.

"Forza Italia frutto della trattativa”.
E ancora: “Da mio padre una lettera a Berlusconi”.

Ciancimino jr. torna ad accusare e lo fa in una nuova udienza del processo Mori.
Alfano e Dell’Utri: “Vogliono colpire il governo”.
Ma le dichiarazioni del figlio di don Vito non fanno che confermare i verdetti dei giudici.

l “pizzino” è senza data, la scrittura è quella di don Vito Ciancimino, i nomi annotati segnano il percorso di una storia imprenditoriale parallela ed occulta: “Berlusconi-Ciancimino, Marcello Dell’Utri Milano truffa e harcore Ciancimino Alamia, Dell’Utri Alberto”.

Una storia che torna oggi a distanza di oltre 30 anni raccontata dal figlio dell’ex sindaco mafioso che in aula rivela: “Forza Italia è il frutto della trattativa tra Stato e mafia !’’ .

E per confermare le sue accuse tira fuori una lettera di scritta dal padre ma concordata con Provenzano nel 1994 e indirizzata a Dell’Utri (l’intestazione nel pizzino ritrovato, è saltata), e per conoscenza a Berlusconi, in cui don Vito minaccia di “uscire dal mio riserbo che dura da anni’’ .
È la versione definitiva, inviata al destinatario attraverso il signor Franco, di una “bozza’’ che invece Provenzano avrebbe voluto più intimidatoria, minacciando un “triste evento’’ , e cioè l’omicidio di uno dei figli di Berlusconi.

Don Vito l’avrebbe trasformata nella minaccia di parlare, sempre in perfetto stile mafioso.
E che cosa minacciava di rivelare Ciancimino?

Massimo risponde sicuro “che Forza Italia era nata dalla trattatva !!!”.

Ma tra i segreti custoditi da don Vito come oggetto del possibile ricatto il pensiero corre anche agli investimenti di Milano 2, visto che il testimone ha parlato, dopo averli consegnati ai pm, di documenti
manoscritti dal padre sul contributo di miliardi che Cosa Nostra, per suo tramite, avrebbe dato ai cantieri che proiettarono il futuro presidente del Consiglio nell’olimpo dell’imprenditoria italiana.

Adesso il “pizzino’’, assieme ad altri documenti e nuovi verbali di Massimo Ciancimino, è stato trasmesso alla procura generale che dovrà valutare se chiedere di nuovo l’audizione di Ciancimino
nel processo Dell’Utri, la cui requisitoria è ormai in via di conclusione.
L’odore dei soldi mafiosi sulla direttrice Palermo-Arcore e l’ombra del ricatto alle istituzioni si spandono dunque nell’aula bunker dell’Ucciardone nella deposizione choc di Massimo Ciancimino, che scuote, come le parole del pentito Spatuzza, il dibattito politico.
Il ministro Alfano replica indignato: “Forza Italia ha emozionato milioni di persone, mai avuti contatti con la mafia’’ . Per Dell’Utri il teste è “manovrato dai pm di Palermo’’, il generale Mario Mori, imputato nel processo per la mancata cattura di Provenzano, si lascia scappare una metafora militare: “Dice minchiate a nastro, come una mitragliatrice’’ .

Per la prima volta Ciancimino jr parla di un’unica trattativa tra mafia e pezzi dello Stato, collocandovi al centro il padre, tradito e sostituito, a suo dire, da Dell’ Utri, ma rimasto comunque “consigliori’’ politico di Provenzano.
Sentiamo Massimo sulla “posta’’ del ricatto:“Vidi per la prima volta quel pizzino consegnatomi da Provenzano nel 1994, lo portai a mio padre detenuto a Rebibbia e glielo lessi.
Lui poi scrisse la lettera. E mi disse di avere avuto l’idea di scrivere a Berlusconi dopo un’intervista che aveva rilasciato a Repubblica nel 1977 in cui diceva che avrebbe messo a disposizione una rete televisiva di un amico se fosse sceso in campo in politica’’ .
Nasce così la lettera di minaccia che Ciancimino jr spiega in questo modo: “Il ruolo di mio padre era quello di richiamare il partito (Forza Italia, ndr.) a tornare un poco sui suoi passi e di non andare fuori dai ranghi, Berlusconi era il frutto di questi accordi ’’ . Un richiamo a Forza Italia, insomma, in puro stile mafioso.

Che, però, si tinge di ‘‘ giallo’’ .
Il pizzino verrà ritrovato anni dopo, nel 2005, durante una perquisizione in un magazzino dell’azienda di Massimo, ma spezzato a metà, con la parte superiore mancante. “Ho svuotato la cassaforte ma quel foglio mi è sfuggito, l’ho visto intero fino a due mesi prima della perquisizione’’ , ha detto il testimone che ha ribadito le sue accuse ai carabinieri di non aver aperto la cassaforte di casa sua, all’Addaura, ma anche quella, “ancora più grande’’ , della sua casa di Roma rivelando di aver ricevuto suggerimenti da parte dei servizi, ma anche dell’ufficiale del Ros De Donno, di non parlare della trattativa.

E per spiegare il suo “centellinare ’’ la produzione di documenti in procura , ha rivelato che 15 giorni prima dell’arresto venne avvertito di portare all’estero tutta la documentazione.

Con tutte le difficoltà per tornarne in possesso.

PD -Bersani seriamente intenzionato a strappare a D’Alema l’oscar della stupidità politica !!!















Dalla farsa alla tragedia: questo rischia di diventare l’appuntamento elettorale in Campania.

Il regime di Berlusconi voleva candidare l’on. Cosentino, su cui pende un mandato d’arresto per camorra confermato dalla Cassazione.
Ha deciso di soprassedere, ma solo per far scegliere a Cosentino medesimo da chi farsi sostituire.

Un gioco da ragazzi, perciò, per un’opposizione appena dentro la media del quoziente d’intelligenza: si presenta un candidato ineccepibile quanto a moralità ed efficienza, e si vince in carrozza.
Ma nel Pd il segretario Bersani è evidentemente intenzionato a strappare a D’Alema l’oscar della stupidità politica, e quindi in Campania ha candidato il dalemiano De Luca, due rinvii a giudizio per associazione a delinquere, concussione, falso e truffa.

Avremo perciò il mondo alla rovescia: un candidato di Berlusconi incensurato e un candidato “democratico” azzoppato in partenza dai carichi processuali.

Ci vuole genialità per farsi del male in questo modo !!!.

giovedì 21 gennaio 2010

MI CANDIDO ALLE PROSSIME REGIONALI !!!














Ciao Amici,
dopo quattro anni trascorsi con Gli Amici di Beppe Grillo, portando avanti le nostre battaglie, organizzando cortei, sit-in, momenti di approfondimento per cercare di capire il perché le cose non riescono proprio a funzionare, è arrivato il momento di provare a scardinare questo sistema blindato, che da fuori, non ti permette di scalfirlo in nessun modo!.

Puoi organizzare un grandioso corteo di protesta, puoi coinvolgere migliaia di amici cercando di informarli via web, puoi documentarti e poi condividere le conoscenze acquisite, ma le cose resteranno sempre così!.

Anzi in questi ultimi anni nonostante gli sforzi e l’impegno che ci abbiamo messo, sono decisamente precipitate!!!.

Per stravolgerle e dargli una nuova linea occorre metterci la faccia in prima persona, sacrificare il proprio tempo e stare addosso a questi politicanti!.

Finchè il nostro impegno non sarà espresso da noi personalmente, nei comuni, nelle province, nelle regioni e nel nostro parlamento, continueremo a perdere.

A perdere quel po’ di fiducia che ancora abbiamo nel nostro Futuro.

I nostri “cari” politi ci accusano di essere dei bamboccioni mammoni che non vogliono proprio uscire di casa !!!

Forse se anche i loro figli guadagnassero 800 euro al mese e non avessero una bella raccomandazione di papi, ma invece avessero un contratto a termine nonostante la Laurea, …prima di fare un mutuo di 100.000 euro per 30 anni, magari ci penserebbero un po’…

I miei coetanei fuggono all’estero, e ci rimangono!!!.
Più di metà dei laureati italiani che vivono e lavorano con successo all’estero non considerano come probabilità concreta quella di tornare in Italia.

Il Paese sta invecchiando e questa non è una novità.
Il vertice del Paese è un gerontocomio.
Presidente della Repubblica (85), presidente del Consiglio (74) e segretario alla presidenza del Consiglio Letta (75) insieme fanno una buona casa di riposo.
Queste persone per quanto competenti, mi dite di quale Futuro possono parlare?.

Il debito pubblico italiano è cresciuto più dell'economia, dell'inflazione, degli stipendi.
Ha superato i 1.800 miliardi !!!
Dove finiscono tutti questi soldi !??!?!
Ogni mese veniamo derubati di un terzo dello stipendio e poi? Dove e come vengono reinvestiti questi fondi ?

Basta parlare di inceneritori, di TAV, di parcheggi, di cementificazione feroce !!!
Oggi dobbiamo parlare di energie rinnovabili, di merci a chilometri zero, d’informazione libera, di acceso alla rete anche nel più sperduto paesino di Montagna !!!.

Beppe Grillo ci sta mettendo la faccia per darci un minimo di visibilità, ma il lavoro lo dobbiamo fare noi.
Sta a noi informarci, documentarci, ascoltare per le strade le esigenze e le preziosissime proposte di noi Cittadini e poi PARTECIPARE!.

Solo noi in prima persona possiamo cambiare le cose !.

Ed io sono certo che le cose CAMBIERANNO!.

Grazie a chi ci sosterrà in quest’avventura.


Rocco Cipriano

roccocipriano@live.it
329 09 600 60

mercoledì 20 gennaio 2010

BOTTE DA ORBI SUL PROCESSO BREVE. BERLUSCONI: NON È ANTICOSTITUZIONALE !!!


NAPOLITANO CAZZIA DONADI: SI LEGGA LA SENTENZA DI STRASBURGO SU CRAXI – SILVIO: SE VADO IN AULA TROVO UN PLOTONE D’ESECUZIONE – RUTELLI: DAI SERVIZI DATI D’ARCHIVIO SENZA PRECEDENTI – FORMIGONI CHIUDE LA PORTA ALL’UDC LOMBARDA – IERVOLINO: IL MINISTERO DEGLI INTERNI CI DEVE 100 MLN…

1 - BOTTE DA ORBI SUL PROCESSO BREVE. BERLUSCONI: NON è ANTICOSTITUZIONALE...
(Agi) - L'aula del Senato ha approvato il ddl sul processo breve. I si' sono stati 163, i no 130, gli astenuti 2. Il provvedimento passa ora alla Camera. Protesta in aula dei senatori dell'Idv che hanno mostrato dei cartelli prima del voto finale con la scritta "Morte della giustizia". Il senatore pdl Gramazio ha lanciato un fascicolo ed e' intervenuto Schifani: "Basta, adesso basta".
Berlusconi a tavola con la famiglia di terremotati

"Con il processo breve decretate la fine di migliaia di processi penali e quindi ci sara' una denegata giustizia per migliaia di cittadini", ha affermato la Presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro. "La legge che noi proponiamo non cancellera' i processi - ha osservato il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri - Riguardera' solo l'1% dei processi". "Per i reati di mafia e terrorismo arriviamo ad oltre 15 anni di durata. E' questo un processo breve?".

"Sono tutti intellettualmente disonesti, non sono problemi di Berlusconi ma aggressioni al presidente del Consiglio. Questa e' una cosa sicura e certa", ha affermato Silvio Berlusconi secondo cui le critiche dell'opposizione sono ''vere e proprie calunnie''. "Il processo - breve - ha detto il premier - e' un processo lungo, prevede tempi ancora troppo lunghi''. Sull'incostituzionalita', Berlusconi ha risposto: "non lo so e non credo. E' l'Europa che ce lo chiede.
E c'e' la Costituzione che ci dice che i processi debbono avere tempi certi e ragionevoli. Ma non voglio pronunciarmi su questo".


2 - NAPOLITANO A DONADI: SI LEGGA SENTENZA STRASBURGO...
(ANSA) - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha così risposto alla "lettera aperta" ricevuta dall'on. Massimo Donadi, Presidente del Gruppo Italia dei Valori della Camera dei deputati: "Ho letto la sua lettera e prendo atto del 'totale dissenso' da lei liberamente espresso.

Desidero solo farle presente - avendo lei voluto contestare anche il mio riferimento a una sentenza della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (che lei confonde con la Corte di Giustizia europea, che è cosa diversa) - che ho l'abitudine di documentarmi e di fare affermazioni precise. Lei non ha evidentemente letto la sentenza a cui mi riferisco, che sul punto da me indicato così recita: 'Non e' possibile ritenere che il ricorrente abbia beneficiato di un'occasione adeguata e sufficiente per contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della sua condannà". Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa del Quirinale.


3 - BERLUSCONI, UDC? NO A SCELTE OPPORTUNISTICHE...
(Adnkronos) - "Voglio che il Pdl sia un partito assolutamente democratico. Oggi all'Ufficio di presidenza esporro' la mia visione sulle singole regioni e i miei apprezzamenti sui vari candidati. Poi spettera' allo stesso ufficio decidere. Comunque, credo che non si debba tornare indietro alla Repubblica dei partiti. Ritengo, quindi, che le scelte debbano essere orientate dai principi, valori e programmi e non da scelte opportunistiche". Silvio Berlusconi si ferma a scambiare alcune battute con i giornalisti al termine di un colloquio con il cardinale camillo Ruini.

Il premier parla del nodo delle regionali, spiegando che ogni decisione sui candidati verra' presa dall'ufficio di presidenza del Pdl. Quando gli chiedono quale sia la sua posizione di fronte alle cosiddette alleanze variabili dell'Udc, il Cavaliere non cita mai il partito di Pier Ferdinando Casini ma ribadisce che i nomi dovranno essere individuati non in base a "scelte opportunistiche".

A chi gli chiede se verra' rispettata l'intesa con l'Udc su Renata Polverini nel Lazio, il premier taglia corto: "io me ne sto fuori, lascero' decisione all'ufficio di presidenza del partito che decidera' come riterra' piu' opportuno. Non compete a me". Berlusconi insiste: "sono cose che esulano dalla mia competenza, me ne sto fuori". E spiega che i candidati, come quelli per l'Abruzzo e la Sardegna non sono stati scelti da lui ma consigliati dai vertici locali del partito. "Non ho scelto i candidati d'Abruzzo e Sardegna ma mi sono stati consigliati dalle forze locali".


4 - BERLUSCONI, CRAXI TRA PROTAGONISTI STORIA REPUBBLICA...
(Adnkronos) - "Craxi era un mio amico. Tutti hanno detto tutto quello che lui ha portato alla politica italiana. Credo che sia da annoverare tra i protagonisti politici della nostra storia repubblicana". Cosi' il premier Silvio Berlusconi ricorda la figura di Bettino Craxi il giorno dopo il decimo anniversario della sua scomparsa. Parlando con i giornalisti al termine di un incontro con il cardinale Camillo Ruini, il Cavaliere esprime apprezzamento per la missiva inviata dal capo dello Stato: "Ho molto apprezzato la lettera del presidente Napolitano".


5 - BERLUSCONI, NON SO SE ANDARE IN AULA. PER MIEI AVVOCATI MI TROVEREI DI FRONTE A PLOTONE ESECUZIONE...
(Adnkronos) - "Non so se andro' in aula, ne sto discutendo con i miei avvocati, ma loro insistono che se andassi li troverei di fronte a dei plotoni di esecuzione e non a delle corti giudicanti". Silvio Berlusconi si ferma a scambiare alcune battute con i giornalisti al termine di un lungo incontro con l'ex presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini nella sua residenza presso il Pontificio Seminario Romano Minore. Ai cronisti che gli chiedono se andra' in aula a difendersi dai suoi processi come aveva annunciato tempo fa, il Cavaliere replica che non ha ancora deciso, visto che i suoi avvocati lo "sconsigliano".


6 - RUTELLI, SU ARCHIVI SERVIZI ABBIAMO FINALMENTE INIZIATO A FARE TRASPARENZA...
(Adnkronos) - "Il Dis ha 10 archivi e 3 raccolte elettroniche di dati; l'Aise ha 22 archivi non ancora informatizzati; l'Aisi ha 33 archivi centrali, 17 decentrati e 30 raccolte elettroniche di dati con parziale digitalizzazione". Lo ha comunicato il presidente uscente del Copasir, Francesco Rutelli, nel corso di un incontro con i giornalisti, nel quale ha tracciato un bilancio della sua presidenza del Comitato, sottolineando come su questo tema, "si e' inziato, dopo moltissimi anni, a fare trasparenza".

I dati, ha detto Rutelli, sono stati forniti al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica dal governo, che "ci ha comunicato che gli archivi esistenti, storicamente costruiti, sono numerosi, ce ne ha definito denominazioni, uffici, ubicazione, tipologia di documentazione e tipologia di archivio, nonche' le eventuali rappresentazioni digitali". Per Rutelli, quello degli archivi degli apparati di intelligence nazionali e' "Un tema sul quale si e' iniziato, dopo moltissimi anni a fare trasparenza. Non e' mai accaduto che il Parlamento venisse informato di questi dati. E' giusto -ha concluso- che l'opinione pubblica sappia che qui si esercita il controllo su questo".


7 - FORMIGONI, CON L'UDC IN LOMBARDIA STRADA CHIUSA
(Adnkronos) - "Con l'Udc in Lombardia la strada e' ormai chiusa. La politica dei 'due forni' non rispetta i cittadini. Avevamo chiesto un segnale di coerenza, almeno per il Piemonte e la Liguria". Questo in sintesi il pensiero espresso dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervistato al telefono questa mattina da Maurizio Belpietro per 'Mattino Cinque' su Canale 5.

"Questa volta -ha spiegato Formigoni- siamo noi che abbiamo detto all'Udc che bisogna essere coerenti. Non puo' pensare di fare alleanze a macchia di leopardo. Abbiamo chiesto una minima prova. La politica dei 'due forni' mi sembra poco rispettosa dei cittadini. L'Udc, perlomeno qui nel Nord, deve avere un atteggiamento unitario. Non puo' candidarsi contro di noi in Piemonte, contro di noi in Liguria, contro di noi in Veneto, e poi pretendere di venire con noi in Lombardia perche' vinciamo".


8 - MARINO, NESSUN COMPLOTTO CONTRO DI ME PER IMPEDIRMI DI OPERARE
(Adnkronos) - "Non credo ai complotti e non credo che nessuno nel Pd abbia dato indicazioni per impedirmi di operare malati gravi, come ritorsione alla mia candidatura alle primarie. Ma credo fortemente che il Pd si debba fare carico di risolvere un problema enorme nella sanita': il legame troppo stretto tra chi ha responsabilita' politiche e chi ricopre incarichi amministrativi, gestionali e clinici." Il senatore del Pd Ignazio Marino ha deciso di pubblicare un video sul suo sito (www.ignaziomarino.it) con le sue dichiarazioni, in seguito all'articolo pubblicato oggi sul "Corriere della Sera". Il quotidiano, ricorda il chirurgo e senatore del Pd, denuncia l'annullamento di un contratto di collaborazione con l'ospedale Sant' Orsola di Bologna, dovuto secondo la ricostruzione del giornale alla sua candidatura alle primarie del Pd.


9 - RUTELLI, MARTEDI' PROSSIMO D'ALEMA NUOVO PRESIDENTE COPASIR
(Adnkronos) - "Con la designazione da parte della Camera dei deputati dell'onorevole D'Alema in sostituzione dell'onorevole Fiano le mie dimissioni diventano esecutive e sara' possibile convocare da parte del vicepresidente Esposito il Copasir nella giornata di martedi' per la elezione del nuovo presidente". Lo ha annunciato il presidente uscente del Comitato, Francesco Rutelli.

Rutelli, in un incontro con la stampa a San Macuto, ha spiegato che la convocazione del Copasir prevista per domani non e' "fisicamente" possibile poiche' cadrebbe in concomitanza con un annunciato vertice del Pdl, partito di cui fanno parte "autorevoli esponenti del Comitato". Quindi, ha concluso, in questo rinvio, "non c'e' nessuna motivazione politica".


10 - RUTELLI, MISURE SICUREZZA PREMIER RAFFORZATE...
(Adnkronos) - "Credo che alla luce delle ultime vicende le misure di sicurezza per il premier siano state ulteriormente e decisamente rafforzate". Lo ha detto il presidente uscente del Copasir, Francesco Rutelli, nel corso di un incontro di commiato con la stampa a Palazzo San Macuto.

Quanto a motivi di maggiore allarme per la sicurezza del premier, ora che Silvio Berlusconi ha ripreso a pieno la sua attivita' dopo l'aggressione di Milano, per Rutelli "e' evidente che c'e' sempre un rischio di emulazione quando si producono certi fatti ma c'e' ampia capacita' di prevenire e gestire questo tipo di rischi".

Tracciando un bilancio dell'attivita' del Comitato, Rutelli ha spiegato che il Copasir si e' occupato "dettagliatamente" della sicurezza del premier in tre occasioni: quella delle foto a Villa Certosa, la vicenda degli ingressi non controllati a Palazzo Grazioli e, da ultimo, quella dell'aggressione in Piazza Duomo.


11 - ENRICO LETTA, RECUPERARE A SINISTRA E STRUTTURARE RAPPORTO CON UDC...
(Adnkronos) - Il Pd "deve recuperare a sinistra e strutturare il rapporto con l'Udc. Esattamente come si sta cercando di fare in Puglia con le primarie, essenziali per riguadagnare il rapporto con la sinistra di governo, e con la candidatura di Francesco Boccia per provare a vincere insieme all'Udc e all'Idv una regione altrimenti persa". Lo afferma il vice segretario del Pd Enrico Letta in un intervento su 'Europa'.

"Se noi del Pd oggi lasciassimo le cose come stanno -aggiunge Letta- se cioe' rimanessimo allo schema di questo biennio finiremmo per essere un'alternativa di governo sulla cui vittoria ben pochi scommetterebbero. Se rimanessimo coi voti delle europee e con la mini coalizione delle ultime amministrative finiremmo per fare da sfondo della scena delle prossime elezioni politiche".


12 - ZACCARIA, GIACALONE PRESIDENTE DIGITPA E' NEPOTISMO...
(ANSA) - Il Pd ha votato contro la nomina di Davide Giacalone a presidente della Digitpa. 'Incarico per il quale percepira' una indennita' di 315 mila euro'. Cosi' Roberto Zaccaria, vice presidente per il Pd della commissione affari costituzionali della Camera, che oggi si e' espressa a favore della nomina con 24 si' contro 20 no.

'Il dottor Giacalone in base al suo curriculum non risulta idoneo per questo incarico che richiede alte e comprovate competenze scientifiche e manageriali nel campo dell'innovazione tecnologia. Anche da quanto e' chiaramente emerso dal dibattito in commissione, la proposta del ministro Brunetta e' basato sul loro antico rapporto di amicizia e dimostra che il ministro 'predica bene e razzola male': se questo e' l'esempio di quella meritocrazia di cui spesso si parla, penso che tutto il mondo scientifico avra' la possibilita' di giudicare la coerenza del ministro in questo come in altri casi'.


13 - ALEMANNO, ENTRO L'ANNO PRIVATIZZAZIONE DEL 20% ACEA...
(Adnkronos) - "Valuteremo di attuare il processo entro l'anno". E' quanto dichiarato dal sindaco di Roma Gianni Alemanno al 'Sole 24 ore' in merito alla privatizzazione del 20% dell'Acea, che il Campidoglio controlla attualmente con una quota del 51%. "Punteremo a fare in modo che ci sia una platea la piu' ampia possibile - ha aggiunto il sindaco - per non avere un socio privato prevalente".

14 - IERVOLINO, COMUNE VANTA CREDITO DI 100 MLN DA MINISTERO INTERNI...
(Adnkronos) - 'Il comune di Napoli vanta crediti notevoli nei confronti del Ministero degli Interni. Una cifra che supera i 100 milioni di euro'. Lo ha affermato il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, al termine della presentazione della ricerca di Confcommercio sull'incidenza della criminalita' sulle imprese.

'Ieri ho inviato una lettera al capo di Gabinetto del ministero dell'Interno Giuseppe Procaccini per avere delucidazioni sui tempi dei trasferimenti delle somme - continua la Iervolino - e oggi stesso ho ricevuto la risposta e ho appreso che anche il Ministero batte cassa e quindi siamo tutti nella stessa condizione. Pero' non dobbiamo dimenticare - conclude il sindaco - che in questo periodo dell'anno ci sono anche i trasferimenti normali'.

NON SOLO PUGLIA, IL CORRIERE LANCIA UN MISSILE SUL MIX SANITÀ & POLITICA DEL PD !!


IL PARTITO DI BERSANI BOICOTTA E FA SALTARE A BOLOGNA UNA NOMINA MEDICA PER IGNAZIO MARINO, LUMINARE DELLA CURA AL FEGATO REO DI ESSERE SCESO IN CAMPO ALLE PRIMARIE CONTRO CULATELLO. LE INTERCETTAZIONI DI UN COMMERCIALISTA DI SIENA: “HANNO FATTO IL VOLTA FACCIA I VERTICI REGIONALI, CHE COME TU SAI SI SONO SCHIERATI CON BERSANI, E QUINDI MARINO NON È PIÙ GRADITO QUA. AVEVA IN MANO UN CONTRATTO CHE DOVEVA SOLO ESSERE CONTROFIRMATO. E SI È FERMATO TUTTO...”


Mario Gerevini per "Il Corriere della Sera"

L'attività di chirurgo di Ignazio Marino sarebbe stata ostacolata quando decise di candidarsi alla segreteria del Partito democratico in concorrenza con Pierluigi Bersani e Dario Franceschini. È quanto emerge da alcune intercettazioni telefoniche di un'inchiesta giudiziaria calabrese su tutt'altri temi.

Alcuni dirigenti del Servizio sanitario regionale dell'Emilia Romagna avrebbero montato un'azione di boicottaggio ai danni del senatore Pd, chirurgo notissimo, uno dei maestri del trapianto di fegato. L'obiettivo (raggiunto) era sbarrargli le porte del S.Orsola-Malpighi, policlinico universitario nel cuore di Bologna con un reparto all'avanguardia nei trapianti di fegato.

Con il S.Orsola, struttura pubblica, il medico aveva già raggiunto un'intesa. «Marino arriva al S.Orsola», titolavano i giornali bolognesi a fine aprile 2009. E c'era l'ok dell'assessore regionale alla Sanità, Giovanni Bissoni (Pd). Poi, a luglio, la candidatura alle primarie del Pd. A quel punto che cosa succede?

Lo raccontano le intercettazioni captate in un'inchiesta mille chilometri più a sud. Il pm Pierpaolo Bruni della Procura di Crotone indagando su presunti illeciti nella realizzazione di due centrali termoelettriche incappa nelle conversazioni «bolognesi», ritenute potenzialmente «apprezzabili» sotto il profilo penale.

Dunque potrebbe essere aperta un'inchiesta specifica. «Le conversazioni mettono in risalto - scrive la procura crotonese - le azioni ostruzionistiche che alcuni dirigenti dell'Azienda sanitaria di Bologna avrebbero posto in essere nei confronti del senatore Ignazio Marino, candidato alle primarie del Pd. In particolare non gli sarebbero stati perfezionati i contratti che lo avrebbero legato, quale chirurgo, al policlinico S. Orsola di Bologna, per essersi contrapposto all'onorevole Luigi Bersani nella corsa all'elezione di segretario del Pd».

Il telefono intercettato è quello di Giuseppe Carchivi, commercialista originario di Crotone ma con studio in provincia di Siena. È un professionista molto quotato e con relazioni politiche ad alto livello. Il 25 agosto lo chiama un «professore » (omettiamo il nome) chirurgo al S.Orsola.

GIUSEPPE CARCHIVI: «Io penso che sia rimasto molto male (Marino, ndr) per la questione di Bologna»
PROFESSORE: «Sì, bè, non è che poi han detto no ...L'han rimandata, capito? Però sono quei rinvii ... Lui c'è poco da fare, s'è schierato da un'altra parte di dove stanno questi». La mattina del 20 agosto 2009 e in altre occasioni il commercialista riceve telefonate da un numero interno del S. Orsola. È un altro medico amico (identificato negli atti), sempre chirurgo del policlinico, a stretto contatto con l'équipe del professor Antonio Daniele Pinna direttore della chirurgia dei trapianti di fegato e multiorgano, quella dove Ignazio Marino avrebbe dovuto operare.
S.Orsola Malpighi

CHIRURGO (C): «... Ti volevo raccontare una cosa, successa la settimana scorsa ... dopo lo schieramento politico di Marino ».
GIUSEPPE (G): «Eh Eh». C: «Hanno fatto il volta faccia (...) in sostanza i vertici regionali, che come tu sai si sono schierati con Bersani, e quindi Marino non è più gradito qua ... il mio direttore generale Cavina (Augusto Cavina dg del S.Orsola, ndr) lo ha chiamato dicendogli "sa...abbiamo difficoltà di sala operatoria, problemi di consiglio di facoltà, sa che c'è un centrodestra molto forte a Bologna", pensa che cazzate che gli ha raccontato ... io l'ho ascoltata la telefonata: insomma, conclusione, gli ha detto che al momento non se ne fa niente. E lui (Marino, ndr) m'ha detto: "ma allora adesso come faccio, io ho i miei pazienti da operare...". Insomma lui è rimasto a piedi, non ha una sala operatoria, con i pazienti da operare. Allora mi ha detto: "Mi devi aiutare a trovare un'altra soluzione". Io che cazzo di soluzione gli trovo, Giuseppe? Dove lo faccio operare, a casa mia? Non so come aiutarlo perché, capisci, ha fatto una scelta politica che lo ha messo in una certa luce con l'entourage di questa zona».

G: «Che tristezza».
C: «Eh, che tristezza, lo so però così è andata la storia. Ti ripeto, in realtà ufficialmente non è mai stato detto questo. Ufficialmente è stato detto che abbiamo problemi di sala operatoria, che le sale operatorie sono troppo piene che ... insomma tutte cazzate, ovviamente, tutte minchiate ...».
G: «A Siena potrei aiutarlo, ma Siena è come Bologna ... E Pinna (direttore reparto trapianti, ndr), che dice?».
C: «Pinna ha detto che (Marino, ndr) ha fatto una mossa che gli ha tagliato le gambe, Bissoni (assessore regionale alla Sanità, ndr) era favorevolissimo all'operazione ».
G: «Ma come si può nella sanità italiana andare avanti?»
C: «Però è così, Giuseppe ... questo è uno che, si potrà dire tutto, ma sicuramente il fegato lo sa trattare. Oh, e questi lo tagliano perché, capito?, per fare le vendette trasversali. (...) È un'assurdità che un chirurgo di quella portata non abbia una sala operatoria ... che c'ha i malati che aspettano... Marino aveva in mano un contratto che doveva solo essere controfirmato. E si è fermato tutto».

G: «E se lo controfirmasse?»
C: «Marino me l'ha detto: se devo venire al S.Orsola che c'è una guerra nei miei confronti ... io mi troverò un altro posto ...Tra l'altro non chiedeva manco un cazzo di soldi: s'era fatto un contratto da 1.500 euro... tu calcola che ogni ritenzione epatica che faceva Marino, il S. Orsola intascava 25.000 euro e gliene dava 1.500...» (...)
G: «Renditi conto che qui siamo al paradosso ... andare ad aiutare il Presidente della commissione d'inchiesta (sulla sanità pubblica, ndr), uno dei migliori chirurghi al mondo, a trovare una sala operatoria. (...) Io ne parlo con Ignazio, sarei per fare una rivoluzione ... questo è uno scandalo nazionale».

venerdì 8 gennaio 2010

PD MODENA - La selezione della nostra classe dirigente avviene tra pochi ‘eletti’ !!!



«Appare di sicuro interesse il dibattito ripreso in questi giorni dai giornali in merito alla selezione delle candidature all’interno del Partito democratico modenese in vista delle elezioni regionali».

A dirlo è Stefano Rimini, consigliere comunale del Pd. «Allo stesso tempo - continua - ricordo alcuni passaggi che il partito si è teoricamente dato per arrivare alla selezione delle candidature: entro il 24 gennaio la direzione provinciale deve far sue delle proposte di candidatura alle Regionali ed avanzarle ai circoli che, entro il 5 febbraio e attraverso le
assemblee (la famosa ‘base’ che garantisce la democrazia interna del partito), dovranno valutare le suddette proposte e indicare ulteriori eventuali nominativi.

L’impressione invece è che la selezione avverrà attraverso alcuni dirigenti del Pd - continua Rimini - che sceglieranno i nomi e le persone (da far girare prima o poi sui giornali per farli circolare e ‘digerire’ agli elettori e alla base) e con la direzione provinciale, che si limiterà a proporre quei nomi di cui si è parlato in precedenza in modo ristretto, e poi sulla stampa, con un grande sforzo finale e tutto ‘politico’ per farli votare dai circoli, che supini accetteranno di buon grado quello che altri hanno deciso.

L’intero processo di selezione porterà alla scelta di candidature che presumibilmente non saranno decise né nella direzione provinciale, nè all’interno dei circoli. Nulla di scandaloso: mi sorgono però a questo punto alcune riflessioni istintive.

La prima - continua il consigliere - è la constatazione è che alla famosa ‘base’ (i circoli, il cuore pulsante del Pd, gli elettori delle primarie) in gran parte non interessa la fase di consultazione.

La seconda è che allo stesso tempo ai dirigenti non interessi veramente l’opinione della base.

Si tratta cioè solo di un dibattito interno ammantato da un aurea democratica che l’intero
processo di selezione non possiede e che con questa pantomima viene ulteriormente svilito. Sarebbe più coerente evitare di dover affrontare il problema ex-post, spremendoci le meningi sul come far digerire alla base i nomi scelti davanti al caminetto.
Sarebbe meglio poi evitare burocratici e complessi iter di selezione in cui il singolo membro di
pletoriche assemblee si sente di non contare nulla.

Chiediamoci se forse l’elettore-iscritto non preferisce starsene a casa e venire direttamente
ad ascoltare i candidati quando (e se) hanno qualcosa da dire.

La terza e successiva riflessione – conclude Rimini - è conseguenza delle prime due: la selezione della nostra classe dirigente avviene tra pochi ‘eletti’ che hanno la responsabilità di scegliere persone capaci e meritevoli. Ma se così non è, se cioè i dirigenti scelgono gli amici fidati e leali prima che i candidati bravi e meritevoli, ne va del buon governo del nostro territorio.

A questo consegue inevitabilmente la perdita del consenso ed il distacco tra amministrazione, partito e cittadini. Incrociamo le dita».

MODENA - RISCHIO FIUMI !!!


RISCHIO FIUMI
L’analisi di Emilio Salemme, presidente della Consulta per la tutela ambientale
«Alluvioni, ci sono responsabilità politiche»
«Il nostro territorio è a rischio idrogeologico: troppa urbanizzazione e costruzioni inutili»

Il problema delle alluvioni e dei fondi, attesi dalla Provincia per opere di contenimento e messa in sicurezza del territorio, è stato sviluppato da Emilio Salemme, presidente della consulta per la tutela ambientale e dei fiumi modenesi.

«Solo pochi mesi fa il Consiglio provinciale ha licenziato il Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale), che è la gestione dell'area vasta. E' stata sufficiente una nevicata e un po’ di pioggia per allagare questa zona e provocare smottamenti e frane in montagna.
Ci sono persone – ricorda Salemme - che hanno passato le festività fra terra e acqua.
La memoria aiuta a capire che la politica non si interessa sufficientemente dei problemi e della vita delle persone. Da 15 anni, mi riferisco alla “guerra politica” fra Prodi e Berlusconi, nessuno ha pensato di governare il dissesto idrogeologico».

Salemme ribadisce, poi, come il territorio modenese sia a rischio, e conclude: «I nostri amministratori hanno responsabilità. Mi riferisco a quelli che hanno continuato a urbanizzare,
a permettere i dislocamenti e inutili costruzioni che hanno ridotto il nostro Appennino a un enorme campo da sci, inutilizzabile perché la neve non dura. Pensiamo all’ambiente, per tutelare la popolazione».

giovedì 7 gennaio 2010

POSSIBILE CHE MODENA E' 30 ANNI CHE HA UN'EMERGENZA ESONDAZIONE ???

Ho prodotto un filmatino che spero raggiunga i piani alti e gli dia un po' di sveglia !!!

domenica 3 gennaio 2010

MODENA - PDL A PEZZI !!!


«Ed ora parlo io, che non devo conservare o conquistare poltrone!!!».

Interviene così Olga Vecchi, decana dei consiglieri del centrodestra, sull’addio di Galli, Taddei e Celloni al Pdl per abbracciare Lega Nord e Mpa. E il suo è un commento fuori dagli schemi, che non risparmia critiche alla gestione del partito e in particolare a Isabella Bertolini, e allo stesso tempo che difende il capogruppo Adolfo Morandi.

I personalismi
Ma la Vecchi inizia con il criticare la scelta dei «transfughi».
«Il Pdl modenese ha tristemente fatto terno, Galli,Taddei,Celloni! E finirà qui? - si chiede la
consigliere comunale -. Hanno usato i voti del PdL per farsi eleggere, poi hanno traslocato in
altri partiti tradendo i loro elettori.
Costruire un grande partito come il Pdl è stata una grande sfida di Berlusconi alla quale gli
elettori hanno risposto con entusiasmo.
E’ un compito grave e difficile, ma gli eletti devono credere intensamente in questa sfida, senza personalismi. Galli si scusa dicendo che «…non concorda più con Fini, che i suoi elettori scontenti si sono spostati alla Lega e lui si sente in obbligo di seguirli». Strano modo di pensare. Poi, con un assai criticabile giro di valzer abbandona, insieme a Taddei, il suo partito per cercare spazi e poltrone più visibili nella Lega, «pro domo sua». E Celloni si trasferisce accanto al sole della Sicilia.
Dispiace molto che questi 3 consiglieri, peraltro capaci e rappresentativi, abbiano cambiato bandiera; ma noi non abbiamo bisogno di trasformisti».

Il coordinamento
E, subito dopo la censura della scelta dei «nuovi leghisti», arriva la durissima critica alla gestione del partito. «Si tratta di un disastro annunciato – prosegue la Vecchi -. Perché meravigliarsi ipocritamente e nascondersi dietro ad un dito per non perdere poltrone? Inutile e sbagliato attribuire la colpa delle “fughe” al capogruppo comunale.
Nessuno dei 3 consiglieri “transfughi” aveva dato segnali in Comune in merito, né le loro motivazioni di scontento sono amputabili al capogruppo. E’ finalmente ora di interrogarsi e di
fare una profonda ed obiettiva analisi del problema.
Dopo 15 anni di militanza politica, personalmente sono libera di farlo perché non aspiro a poltrone, amo la mia città e voglio difendere il mio partito. A Modena esistono, in effetti, problemi nel Pdl, fin da quando era ancora Forza Italia. E’ mancata la presenza attiva dei vertici del Coordinamento provinciale locale. Non si è voluto percepire dissensi e problemi, non si ha collaborato, né coordinato. Da almeno sei mesi nessuna riunione, nessuna strategia politica o progetto di partito. Nessun dibattito e tanti personalismi.
Soltanto in seguito al commissariamento dei vertici del coordinamento provinciale, si è iniziato col commissario Lenzini a ristrutturare, anzi a strutturare il partito, a creare strategie politiche, a formare dipartimenti, a fare riunioni, a prendere contatti con i nostri Comuni, insomma, a
coordinare. Poi proprio sotto le elezioni amministrative, il ritorno della coordinatrice Isabella
Bertolini con Ministri, Ministre e... minestre.

Passerelle inutili e fallimentari come la prima Festa del Pdl.

Poi nuovamente il silenzio, per forza non si è percepito nulla di quanto stava per accadere. Dopo un tale disastro, se il PdL fosse la Fiat chi sarebbe mandato a casa? Marchionne o l’ultimo anello della catena, della piramide operativa?

Mi auguro che da questa triste esperienza nasca una nuova volontà di creare strategie locali,
si riveda l’attività e la presenza del Pdl su tutta la Provincia per ridare localmente quella capacità e visione politica che sono proprie di questo grande par tito».

La sinistra
«Un caldo e forte invito alla Sinistra locale - conclude la consigliere del Pdl -. Critiche e commenti inaccettabili da parte del neofita Trande, da Bonaccini, da Boschini ed altri esponenti del Pd che avrebbero fatto cosa migliore e produttiva al loro Partito a «guardare in casa loro» ,
a ciò che sta succedendo nelle Puglie, le migrazioni locali, i valzer delle poltrone, i problemi
con l’Idv. Non sono transfughi quelli di Sinistra ? Almeno i nostri 3 «eroi» sono rimasti all’opposizione locale ed in area governativa nazionale. Non hanno voltato gabbana. Non è con le critiche sterili che si governa e si unisce».

Blob: i berluscones escono a pezzi dalla puntata del 31... per chi se l'è perso eccolo!!!


di Malcom Pagani e Luca Telese

Fine di un altro decennio epocale, la solita ora, il solito canale, Raitre. La voce è quella di Ronald Lee Ermey, attore ed ex marine che in Full Metal Jacket, recitò un raggelante monologo (scritto da sé medesimo). In sovrimpressione, mentre il fuoco (ma che fuoco, è quello di Fareneith 451 di Truffaut) arde ciò che rimane della minaccia culturale, scorrono gli ovali annuenti dei ministri berlusconiani colti nella messa ultraortodossa di Porta a porta. Sorridono, fanno sì con la testa, mentre l’audio rimanda al militarismo fideistico di Kubrick, all’asservimento senza soluzione, alla costrizione gerarchica del potere che conosce i segreti e la maniera di perpetuarsi.

Tra Berlusconi e Kubrick. "Sono il sergente maggior Hartman, vostro capo istruttore. Da questo momento potete parlare soltanto quando lo dico io e la prima e ultima parola che dovrà uscire dalle vostre fogne sarà ‘signore!’. Tutto chiaro luridissimi vermi? (Ronchi, Alemanno, Gasparri, Bocchino, Meloni, Matteoli. Sorridono, inclinano il capo in segno di assenso ndr.) Ma che cazzo non vi sento! Se voi signorine finirete questo corso sarete dispensatori di morte. Ma fino a quel momento siete uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo, non siete neanche fottuti esseri umani solo pezzi informi di materia organica anfibia, comunemente detta merdaaaa!".

Solita rivoluzione. Per l’ultimo giorno dell’anno, la solita rivoluzione. Vent’anni dopo, Blob lotta e vive insieme al dissenso. Ne interpreta confini e limiti, li supera, abbaia da cane da guardia di un sistema che nonostante minacce, ammonimenti e cupe riunioni nei piani alti di viale Mazzini, ancora non ha trovato modo per sbarrargli la strada.

Veneziani disse no. Un giorno Marcello Veneziani, consigliere di amministrazione nominato in quota An (ma anche un intellettuale dallo spirito indipendente) ricevette una telefonata imperiosa di Berlusconi in persona: "Scusami Marcello, mi devi fare un favore...". Fece appena in tempo a chiedere: "Quale?". Berlusconi esplose come un fiume in piena: "Ma come quale? Ma l’hai vista l’ultima puntata di Blob? Era tutta su di me, tutta contro di me! Dovete chiuderlo, chiuderlo subito quel programma". Veneziani rispose che non l’aveva vista. E Berlusconi: "Macchisenefrega! Non importa. Anche la penultima era contro di me. E anche quella prima. Anzi, non c’è puntata di Blob che non sia contro di me. Anche quando non parla di me!". Alla fine, dopo tante telefonate di questo tipo, Veneziani riuscì a dribblare la richiesta censoria: "Ammesso che sia vero, se Blob venisse chiuso il danno sarebbe molto più grande che se resta aperto e fa il 10% di share". Non era vero. Ma Berlusconi come è noto si ritrovò immerso in altri guai e la trasmissione si salvò.

L’Esordio. Iniziarono quasi clandestinamente il 17 aprile 1989. L’ex studente di filosofia morale Enrico Ghezzi intento a declamare massime tra lo ieratico e il minaccioso: "Nella vita odio la soddisfazione". C’erano anche Marco Giusti poi approdato alla sua vera passione (i b movies italiani anni ‘70), il montatore Ciro Giorgini e il fondamentale appoggio di Angelo Guglielmi (che voleva chiamarlo Fluff!).
Una moviola, qualche vecchio spezzone cinematografico della Metro Goldwyn Mayer, frammenti di telegiornale e Carosello, frullati insieme per rappresentare ambiti di realtà inaccettabile. Quella sigla di trash horror, con il blob che dilaga come una colata di lava divorando immagini e cose. Controinformazione allo stato puro, sovversione non autorizzata, plauso della critica (Oreste Del Buono e Beniamino Placido gridarono al miracolo) e inevitabili reazioni.

Da Blob una striscia serale, prima sperimentale e divenuta poi, con il tam tam, irrinunciabile appuntamento. In origine avrebbe dovuto presentarlo Sabina Guzzanti: poi si rinunciò a qualsiasi mediazione. Quando ogni tanto saltava dal palinsesto, (e accadeva, eccome), negli uffici Rai iniziava a piovere lettere inferocite. Allora si poteva continuare, senza cedere di un metro, perdendo elementi per strada (Giusti confessò che dopo due anni di cattività nella prigione del montaggio, sognava "fughe e palme tropicali"). Si continuava consultando avvocati e studi legali, per parare rabbia, querele e rivendicazioni insidiose sui diritti d’autore.

Tra il Papa e Pirrotta. Blob era un’equazione, senza risultato, di accostamenti eretici: uomini di stato, televisione o spettacolo colti in atteggiamenti incongrui che oggi sembrerebbero un manifesto d’innocenza. Dalle corna di Leone, era passato un decennio lungo un secolo. La politica si era infilata con sconsolante rapidità nel mutamento dei costumi, assecondando l’onda nera dei tempi, il nichilismo, l’orrore corrente: torte in faccia ai ministri al Bagaglino, tette e deputati. Cossiga era stato blobbato con le mani nel naso ma non se l’era presa.
Altri, i più impensabili, avevano stretto nodi gordiani con la Rai pretendendo l’esclusione delle immagini dall’accostamento blobbistico (Nanni Moretti, il Vaticano, Adriano Celentano). Altri ancora, come il giornalista Onofrio Pirrotta, avevano denunciato. Nel caso di Pirrotta a provocare l’esondazione dell’ego, fu Gassman. Il volto di Vittorio, mandato ripetutamente in onda per settimane: "Guarda che bella faccia di cazzo! Non ne ho mai vista una simile!” legato all’ovale di Pirrotta impegnato nell’intervista di prammatica a Craxi, era costato al cronista una corvée quotidiana nei corridoi. Così, rotti gli argini, il popolo dei risentiti si armò di bandiera e tamburo.

Querelarono associazioni religiose e ministri (Beppe Pisanu), conduttrici televisive (Donatella Raffai), sconosciuti televenditori di pentole, tappeti e appartamenti. Il cerchio, in una società in cui ogni cosa aveva un prezzo, tendeva inesorabilmente a chiudersi. L’avvento di Berlusconi, l’indignato timbro brianzolo: "Una legge illiberale...", fornì un nuovo sterminato e duttile materiale, un format nel format. Il blob su Berlusconi, dal primo storico e sconvolgente montaggio del 1994, fino a quello di ieri, è metatelevisione. Da vero nemico pubblico, Dillinger della nostra epoca liquida, Blob mise a fuoco il suo obiettivo sul Cavaliere senza lasciarlo più. In qualche modo il lamento di Berlusconi aveva un fondamento: "Guardatelo, è un killeraggio continuo!". Incredibilmente il leader di Forza Italia non si rendeva conto che essendo lui stesso un’incarnazione della tv, per un programma che era il grado zero della tv non poteva essere altrimenti.

I sopravvissuti della banda, e tutti i nuovi acquisti senza volto o voce, non si sono spaventati: continuano a interpolare vero e verosimile, falso e possibile.
Così l’altro ieri bastava osservare l’orgia di Satyricon, ascoltare le note di De Andrè su Santoro: "Si è impiccato Michèèèè", vedere Citizen Kane, scorgere B. danzare tra Apicella, Porto Rotondo, Obama e Patrizia D’Addario, sentire la narrazione fuori campo orchestrata da Orson Welles 69 anni fa: "L’imperatore della stampa aveva continuato a dirigere il suo impero in disfacimento tentando invano di influenzare come in passato i destini di una nazione che aveva cessato di ascoltarlo e che non credeva più in lui" per finire in un presente senza tempo.

E che dire degli 11 minuti "stracult" (vocabolo da dizionario blobbistico) di Fabrizio Corona allo stato puro? Corona che fa un provino finto per James Bond (ma lui non lo sa), che insulta Alessio Vinci, con il codino, con il il ciuffo! Corona scalpato che viene interpolato dal primo piano (vero) del culo di una ballerina che si arrampica su una scala in un varietà. E poi di nuovo Berlusconi, Milano2, la Sicilia, le trame oscure, il quarto potere. In una discesa continua di cui non si scorge fondo né velocità. Per dirla con il sergente Hartman: “Qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani”.

I blobbisti si sono infilati negli interstizi di viale Mazzini come una repubblica corsara: hanno un loro archivio, le loro fonti, follìa e metodo. Blob è violento? Ride Marco Giusti: “L’unica cosa violenta che ho visto è il Tg1 di Minzolini. Con quell’annunciatrice da tv balcanica che legge le veline. Violenza è Unomattina con i conduttori che salutano Berlusconi dicendo: 'Questa è casa sua torni quando vuole!'. Qui, da noi, c’è quel grido di Blob, fin dal film di Irvin Yeaworth del 1958: "È la cosa più orribile che ho visto in vita mia!". Fino a ora e prima di domani.

Da Il Fatto Quotidiano del 2 gennaio

GUARDA IL VIDEO IN TRE PARTI
1
http://www.youtube.com/watch?v=gT9Ii-C5lJ8

2
http://www.youtube.com/watch?v=QEEBgYrsSLA

3
http://www.youtube.com/watch?v=2tvzd7GFVls

mercoledì 30 dicembre 2009

''In Calabria altro che P2''. Ecco perche' hanno fermato De Magistris. Parla Gioacchino Genchi !!!


di Nello Trocchia.

Sembra la P2, ma non lo è, gli somiglia molto.

Una rete di intrighi, relazioni pericolose tra mondo della finanza, imprenditoria, politica e magistratura. Inseguono interessi di parte, scoperti da un magistrato rigoroso, messo alla porta. Ma non è solo la storia delle inchieste di Luigi De Magistris questo libro, il caso Genchi, edizioni Aliberti, a cura di Edoardo Montolli, è il racconto di un’Italia sepolta da trame, affari, incroci e patti luciferini. La seconda Repubblica nata dalle stragi degli anni ’90, via D’amelio si incrocia con Why not, la mega inchiesta del pubblico ministero napoletano, e in entrambe balzano fuori gli stessi nomi. C’è l’amara consapevolezza che quello che ci fanno vedere è la minima parte, dietro il proscenio c’è la verità ansimante, ridotta a brandelli. Ripercorriamo alcune significativi tasselli di questa trama oscura. Gioacchino Genchi, un funzionario di polizia, è stato superconsulente delle procure, ha seguito le indagini sulle stragi e altre inchieste sugli scandali che hanno attraversato il paese. Qualche settimana fa l’ex ministro Claudio Martelli si chiese ma chi è questo Genchi?

Le stragi, l’impegno di Martelli e il grand hotel dell’Ucciardone
Genchi, quasi sorride. “ Con Martelli ci siamo rivisti e ho chiarito. Si è ricordato di me. Devo riconoscere che fu il ministro che la sera del 19 luglio del 1992 ebbe il coraggio di firmare il provvedimento che dispose il carcere duro dei mafiosi. Fui incaricato io di trasferire i boss dall’Ucciardone al carcere di Pianosa. Un passaggio particolare trovammo i boss nel grand hotel dell’Ucciardone che brindavano. Li prendemmo e li trasferimmo nel super-carcere di Pianosa. Fu l’unica volta in cui lo stato sorprese la mafia”. Genchi è un archivio vivente, i ricordi li corrobora di una percettibile amarezza per quanto è accaduto, per le menzogne che gli hanno riversato addosso in questi mesi. Berlusconi ha detto: 'sta per uscire uno scandalo forse il più grande della repubblica, un signore ha messo sotto controlla 350 persone'. “ In vita mia non ho mai fatto una sola intercettazione, dico una. Il mio lavoro era analizzare le intercettazioni fatte dalla polizia giudiziaria, come le analizzavano gli avvocati. Io ho lavorato su dati di traffico, su tabulati, su informazioni oggettive sempre con provvedimenti legittimi dell’autorità giudiziaria, e solo per l’autorità giudiziaria ho lavorato. Il mio lavoro è stato vagliato non solo dai giudici e dai pubblici ministeri, ma è stavo vagliato anche dagli avvocati”.

Ascolta la prima parte dell’intervista
http://www.articolo21.info/ECONEWS/genchiuno.mp3


Da via D’Amelio a Why not
Nel libro si incrociano storie e personaggi che ritornano. “ E’ un libro per i giovani, un thriller, il problema è che tutto è vero, terribilmente vero”. E tra gli incroci uno è pericoloso oltre che inquietante. Protagonisti che orbitano nella stagione delle stragi, via D’Amelio dove morirono Paolo Borsellino e la sua scorta, e ritornano in Why not, l’inchiesta di Luigi De Magistris, affossata da veti e epurazioni. “ In alcune intercettazioni che riguardavano Saladino e un suo amico imprenditore si fa riferimento ad un altro personaggio legato alla compagnie delle opere di Saladino che era stato intercettato dalla procura di Caltanissetta nell’ambito delle indagini sui mandanti occulti delle stragi”. Inchieste bollenti quelle di De Magistris. “ Indagini fermate perché guardavano a 360°, riguardavano uomini di sinistra e destra, imprenditori e apparati dei servizi, mondo dell’informazione. Questo ha provocato la reazione compatta di questo comitato di affari. Sono saltati tutti quelli che indagavano prima il capitano Zacheo, il pm De Magistris, i magistrati di Salerno che provavano a far luce sulla vicenda e il consulente che aveva raccolto i dati che si volevano nascondere”. Si è parlato di una nuova P2, ma per Genchi la definizione è riduttiva. “ La P2 prevedeva una modifica sostanziale degli apparati dello stato, il controllo di magistratura e informazione, ma non c’è traccia del controllo dei partiti di opposizione. Per Gelli non era possibile prevedere tutto questo, all’epoca il partito comunista aveva un segretario che si chiamava Enrico Berlinguer. Non erano tempi per inciuci o accordi sottobanco”.

Ascolta la seconda parte dell’ intervista
http://www.articolo21.info/ECONEWS/genchidue.mp3


Il corto circuito informazione, magistratura: il caso Fortugno.
Sul caso Fortugno, ma anche sulla strage di Duisburg, emerge un corto circuito di rapporti tra magistrati, giornalisti. Tutto ruota attorno ad una fuga di notizie che inquieta perché riguardava indagini delicatissime. Roba che scotta e che al momento resta rinchiusa nel libro e nessuno pone domande e solleva il caso. “ C’è un corto circuito casuale. Viene tutto fuori da approfondimenti su alcuni giornalisti e su uno in particolare, a riscontro di alcune dichiarazioni della Merante sul controllo dell’informazione in quella fase di ascesa dell’attività imprenditoriale di Saladino. E da lì vengono fuori quei contatti telefonici di quel giornalista con dei magistrati reggini della procura nazionale antimafia e della procura distrettuale di Reggio Calabria. E’ venuto fuori che le fughe di notizia che avevano accompagnato le indagini sul delitto di Fortugno e la strage di Duisburg vedevano contatti telefonici in orari ben precisi tra il giornalista che aveva scritto di quelle notizie coperte da segreto e quei magistrati. Si stavano facendo approfondimenti in quella direzione, ma si è fatta saltare l’indagine. Abbiamo toccato fili che scottano”. Genchi ci racconta che questo è un punto decisivo. Dopo l’uscita del libro un’inchiesta preparata da un quotidiano calabrese su questo corto circuito è saltata il giorno prima di andare in edicola. Non bisogna sapere.

Ascolta la terza parte dell’ intervista
http://www.articolo21.info/ECONEWS/genchitre.mp3


L’Avvelenata
La Calabria è una regione che ha un profondo bisogno degli interventi dello stato. Un intervento che non deve riguardare una parte politica piuttosto che un’altra. Genchi racconta: “ Tra le acquisizioni che avevamo in itinere con De Magistris alcune riguardavano un consigliere regionale dell’Italia dei Valori. Non c’era una pregiudiziale verso destra, sinistra o centro. Anche perché i politici calabresi oggi te li trovi a destra, domani a sinistra”. Clientela, povertà e corruzione.
Chiudiamo l’intervista con le ultime dichiarazioni di Spatuzza. Genchi consiglia: bisogna ripartite dai traffici telefonici nel periodo post-stragista. “ Un telefono intestato ad un incensurato, un presidente di un circolo di Forza Italia di Misilmeri, è in contatto nel 1994 con personaggi che sono stati condannati per le stragi di Firenze e Palermo. Con questo cellulare ci sono contatti anche con Spatuzza, in quei tabulati abbiamo trovato un riscontro fondamentale: il cellulare di Spatuzza. Dal cellulare dell’incensurato e di Spatuzza ci sono contatti ben precisi nelle date e nei giorni che hanno accompagnato la costituzione a Palermo dei club di Forza Italia a febbraio 1994 che precedono la prima riunione dei club di Forza Italia che si fa nell’Hotel San Paolo, costruito da Ienna per conto dei Graviano”. Genchi conclude: “ I risultati delle elezioni del 1994 segnano il trionfo di Forza Italia. Ma secondo lei per chi ha votato la mafia?”
Genchi adora la musica d’autore. “Il pescatore di De Andrè, ma anche l’avvelenata di Guccini”. E il maestrone scriveva: “ Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso”.

Tratto da: articolo21.org