lunedì 16 novembre 2009

WALTERLOO CHIAGN’ E FOTTE! - VELTRONI ATTACCA I DIRIGENTI PD DEL SUD, MA ...


VELTRONI ATTACCA I DIRIGENTI PD DEL SUD, MA LA SUA FONDAZIONE SUI PREMI NOBEL È FINANZIATA DALLA REGIONE CALABRIA DI AGAZIO LOIERO - E COSÌ ANCHE WALTER HA LA SUA ITALIANIEUROPEI PER OCCUPARE L’UNICO POSTO LIBERO NEL PD: QUELLO DELL’OPPOSITORE INTERNO…

Dopo qualche mese di silenzio, Veltroni è "tornato", come ha scritto ieri in prima pagina il "Corriere della Sera". L'intervista dell'ex segretario ad Aldo Cazzullo ha segnato il rientro di Walterloo nel ring della politica, con un messaggio chiaro ai dalemiani: non starò a guardare mentre vi prendete il partito. Un occhio alle poltrone, certo, ma anche un modo per occupare l'unica casella rimasta libera nel Pd bersaniano, quella dell'oppositore interno, lasciata vacante dopo i saluti di Rutelli e l'inciucio con Franceschini.

E per la battaglia interna, D'Alema docet, servono organismi che possano fungere da cassaforte e avamposto per i propri sostenitori. Così anche l'ex sindaco di Roma può contare sulla sua "ItalianiEuropei". E' il segretariato per il Summit dei Premi Nobel, una struttura con sede a Roma in Via Aurelia 104 che fa capo all'organizzazione di cui Veltroni è presidente insieme a Michail Gorbaciov.

Le leve di comando sono in mano, oltre che a una rappresentante russa, a due fedelissimi dell'ex sindaco di Roma, con lui fin dai tempi del Campidoglio: Enzo Cursio, storico collaboratore già candidato alle comunali nella "Lista Civica per Veltroni", e Matteo Rebesani, ex responsabile relazioni internazionali del Comune di Roma e marito di Federica Mogherini, portata in parlamento da Walterloo alle ultime elezioni con relativi incarichi durante la sua segreteria del Pd. La loro presa sul segretariato risale, ovviamente, ai tempi in cui Veltroni era sindaco.

L'organizzazione è fresca di evento: la settimana scorsa, per le celebrazioni della caduta del Muro di Berlino, ha tenuto nella capitale tedesca il 10° Summit internazionale. Non un grande successo di stampa, in realtà, come accadeva invece quando i Summit erano organizzati nella cornice del Campidoglio (che ovviamente con Alemanno ha tolto il patrocinio).

Tra le poche notizie che si possono rintracciare sulle agenzie di stampa, ci sono le dichiarazioni del presidente regionale calabrese, Agazio Loiero, che a Berlino ha portato l'esperienza del "Modello Calabria" per l'accoglienza degli immigrati. Loiero? Esatto, proprio uno dei due dirigenti del Pd del Sud (insieme a Bassolino) contro cui veltroniani e franceschiniani hanno tuonato durante tutta la campagna delle primarie.

Come esempio, basta citare l'intervista di settembre al "Riformista" del veltroniano Giorgio Tonini, che scatenò pesanti polemiche dicendo che con Bersani era schierato il "partito degli scandali", "un modello che va cambiato radicalmente, quello dei Bassolino, dei Loiero, di quelli che amministrano la Puglia degli scandali". Lo stesso Veltroni ieri al "Corriere" ha ribadito: "Dobbiamo rinnovare profondamente la nostra classe politica al Sud, a partire dalle regionali. Facce nuove, prese anche dalla società civile".




Chissà perché, allora, all'iniziativa berlinese il presidente della Calabria ha avuto così tanto spazio. Per trovare la risposta forse basta andare a vedere chi sono i finanziatori del Summit: da alcuni anni tra gli sponsor principali figura proprio la Regione Calabria, unica istituzione italiana a sostenere il Summit per l'edizione di quest'anno.

TERREMOTO DEI VALORI – LA FINTA QUIETE TRA I “FRATELLI SIAMESI” TONINO E DE MAGISTRIS È STATA SPEZZATA !!!


IL CAPOGRUPPO IDV ALLA CAMERA DONADI: “DE MAGISTRIS FACCIA RETROMARCIA O LASCI” - PARDI PREANNUNCIA “UNA MOZIONE PER FARE PULIZIA” – E L’EX LEGHISTA CÈ (ORA CON IDV) PUNTA ALLA LOMBARDIA…




1- E DI PIETRO SFIDA I «SUOI» DELUSI...
Monica Guerzoni per "il Corriere della Sera"

«Com'è il clima nell'Idv? Un po' surriscaldato», ammette il presidente dei deputati, Massimo Donadi. Oggi, a palazzo San Macuto, Antonio Di Pietro parlerà all'esecutivo del partito e proverà a riprendersi la scena, chiederà agli oppositori interni di uscire allo scoperto e di sfidarlo al congresso con una mozione alternativa. Non farà nomi, ma c'è da giurare che gli occhi dei dirigenti saranno puntati su Luigi De Magistris, l'ex magistrato che sull'ultimo numero dell' Espresso ha dichiarato «io non mi calmo, è previsto un congresso e io ho una posizione di forza».

Fin qui Di Pietro ha giocato a carte coperte ed è stato bene attento a moderare i toni. Ieri a Campobasso, dove è andato per fermare l'emorragia di amministratori locali, il leader ha offerto al presunto rivale un abbraccio a distanza: «I miei rapporti con De Magistris? Ottimi e abbondanti ». I fedelissimi di Di Pietro giurano che i due si sentono «anche cinque volte al giorno » e magari è pure vero, ma in vista delle assise, il 6 e 7 febbraio, dall'ala movimentista si è mossa un'offensiva che il leader dell'Idv non può permettersi di sottovalutare.

«Le assemblee degli autoconvocati sono un fenomeno al quale il partito dovrebbe prestare maggiore attenzione», avverte il senatore Francesco Pardi. E annuncia una mozione su «conflitti di interesse e incompatibilità », con l'obiettivo di «fare un po' di pulizia nel partito». È vero che nell'Idv non c'è democrazia? «Detto così è troppo - risponde Pardi - ma bisogna combattere la rigidità di molte strutture territoriali, guidate in maniera centralistica dalle gerarchie locali. Un meccanismo che blocca il partito».

Intanto i fan di De Magistris si danno da fare. È nata a Roma «La Base Idv», una federazione di movimenti che chiede le primarie per eleggere il presidente del partito, con la speranza di disarcionare Di Pietro. Lui però sdrammatizza. A il Fatto Quotidiano ha dichiarato che gli assalti dell'ala giustizialista non sono altro che «differenziazioni».

E le fughe dal partito? «Uscite fisiologiche ». È vero che se ne sono andati i parlamentari Pisicchio, Misiti e Astore, ma forze nuove sono in arrivo. L'ex «leghista d'assalto» Alessandro Cè è pronto a correre con l'Idv in Lombardia. «Lo presenteremo con un evento a Brescia», anticipa Di Pietro.

Alla notizia Franco Grillini, ex Pd appena approdato nell'Idv, resta a bocca aperta: «Io nello stesso partito di Cè? Mi ci sono scannato alla Camera nella scorsa legislatura sui diritti civili... Era molto duro con Di Pietro ». Sulla scalata di De Magistris, Grillini rivela di avere «un sospetto». E cioè «che qualcuno stia montando le polemiche per far perdere voti all'Idv». In favore di chi? «Di Beppe Grillo - risponde il presidente onorario di Arcigay - Non a caso la base elettorale è la stessa. Ma intanto, se vuole sfidare Di Pietro con una sua mozione, De Magistris cominci con l'iscriversi all'Idv. Perché ancora non lo ha fatto».

Di Pietro si guarda le spalle, però non lancia provocazioni. Osserva che «quando un partito diventa grande c'è sempre qualcuno che ci sta stretto» e augura perfino «buon lavoro senza rancore a quelli che se ne sono andati ». Per tornare indietro non è mai tardi, aggiunge, «c'è sempre tempo per un atto di resipiscenza operosa».

Pino Pisicchio, che ha aderito all'Api di Rutelli, il giorno delle dimissioni ha incrociato Di Pietro alla Camera e racconta: «Pensavo che non mi avrebbe salutato, invece mi ha abbracciato e mi ha detto 'Ecco uno che fa le sue scelte per convinzione politica e non per opportunismo'. Sono rimasto senza parole».

2- TONINO GETTA LA MASCHERA...
Francesco Cramer per "il Giornale"

Hai voglia a ripetere a macchinetta, come ha sempre fatto Di Pietro, che lui e Luigi De Magistris sono «fratelli siamesi che lavorano insieme per costruire il partito». Se la guerra tra i due leader era rimasta più o meno sotto traccia, nelle ultime ore è esplosa con tutta la sua veemenza. A uscire allo scoperto, un pezzo da novanta del partito, il capogruppo alla Camera dell'Idv, dipietrista al 130 per cento, Massimo Donadi.

A lui il compito di lanciare l'ultimatum all'«acerrimo amico»: «De Magistris faccia retromarcia o lasci il partito». In un'intervista al Corriere della Sera, attacchi tossici all'europarlamentare: «Il risultato alle europee gli ha dato alla testa... E poi questa volontà di presentarsi come moralizzatore dell'Idv, uno che alle riunioni non parla e poi leggiamo le sue opinioni sui giornali...».

Veleno, quello usato dal megafono di Tonino, che dimostra come a quest'ultimo proprio non siano andate giù le recenti sortite dell'ex pm di Catanzaro. De Magistris, sul tema della pulizia nel partito, era uscito allo scoperto in più occasioni: «Sto contribuendo a formare una nuova classe dirigente all'interno dell'Idv»; «Mi fa piacere che il popolo della rete m'incoroni leader del partito»; (Affariitaliani, 2 novembre); «Chi pensava che me ne sarei stato buono al Parlamento europeo s'è proprio sbagliato»; «Per le regionali non mi accontento di avere candidati dal casellario giudiziario pulito, vorrei persone di altissimo livello»; (L'Espresso, 11 novembre).
lapresse massimo donadi

Sovraesposizione mediatica ma soprattutto consensi a valanga per l'ex toga lucana. Il quale, oltre ad aver fatto il pieno di voti in modo molto maggiore di quanto fatto dal padre-padrone dell'Idv, ha il suo impianto teorico in quel Paolo Flores D'Arcais, pronto a fare le pulci al giocattolo di Tonino. Da Micromega sono partite, infatti, domande imbarazzanti per il leader. Una su tutte: «Non pensa che sarebbe necessario dare un'ulteriore spinta alla democratizzazione interna arrivando a pensare a un segretario eletto dalla base attraverso le primarie?». In molti, all'interno dell'Idv, hanno visto in De Magistris l'autore di un'opa sul partito. E Di Pietro proprio non l'ha presa bene.

A ciò si aggiunga che, di recente, in molti hanno sbattuto la porta dell'Idv: Pino Pisicchio, Aurelio Misiti, Giuseppe Astore, Massimo Romano; altri, come l'ex consigliere di Di Pietro per le politiche ambientali, Giuseppe Vatinno, restano ma con il mal di pancia («Il partito è pieno di personaggi ambigui»). Sul web, poi, la base alimenta progetti di fronda chiedendo «legalità, merito, trasparenza».

Mentre c'è chi addirittura arriva a chiedere su Facebook che Tonino faccia un passo indietro per lasciar posto proprio a De Magistris. Quest'ultimo, si dice, starebbe persino organizzando al Sud una propria rete di potere. Quando è troppo è troppo. Nei giorni scorsi era stata la fedelissima di Tonino Silvana Mura a lanciare un messaggio all'ingombrante De Magistris: «Sarai un bravo pilota ma l'Idv è una buona macchina; attenti a non rompere la macchina altrimenti il pilota si trova a terra».

E ancora, sullo scontro interno: «Vengano a viso aperto, facciano una corrente e si presentino al congresso del 6-7 febbraio». Aria di resa dei conti interna, insomma.
A poco sono valsi i tentativi di Di Pietro di mettere la sordina alla baraonda in atto: «Tra noi ci sono dirigenti che hanno idee diverse e questo dimostra che non si tratta di un partito personale. Ben ci sta non uno ma 10, 100, 1000 De Magistris e altrettanti Donadi e Sonia Alfano».

Salvo poi aggiungere: «Se poi qualcuno la pensa diversamente proponga legittimamente le proprie mozioni al congresso e le faccia vagliare all'assemblea dei delegati. Poi però, altrettanto sensibilmente, rispetti la volontà della maggioranza: questa è la democrazia». Lanciato il guanto di sfida, il leader ha lasciato che fossero i colonnelli a sparare le altre cartucce.

In primis il capogruppo al Senato, Felice Belisario: «Dobbiamo capire che siamo una grande squadra che può di volta in volta annoverare nuovi calciatori fuoriclasse che devono però evitare di fare autogol». Più esplicito Luigi Li Gotti: «Chi è acerbo di politica come De Magistris pensa forse che tutti i luoghi siano buoni per affrontare qualsiasi argomento. È De Magistris che non ha colto, forse perché non è iscritto, cosa significhi un partito con le sue strutture».

Per l'ex magistrato campano ha parlato invece la sua fedelissima Sonia Alfano: «Le parole di Donadi? Assolutamente fuori luogo. Il partito recepisca le richieste che vengono dalla base». Chi vincerà il derby tra i due ex pm? Molto probabilmente Tonino, in grado di controllare ancora i gangli dell'Idv. «Due cose sono certe, però - ammette un dipietrista - sarà un bagno di sangue e Di Pietro perderà un bel po' di suo elettorato».