martedì 24 novembre 2009

ASSEDIO A GOOGLE – MURDOCH E GATES STANNO FACENDO LA MOSSA GIUSTA?


DEVIARE GLI EDITORI (PARTENDO DAI GIORNALI DI RUPERT) VERSO IL NUOVO SEARCH ENGINE DELLA MICROSOFT - IL BIOGRAFO DI RUPERT: “E’ UNA BATTAGLIA DISPERATA. CERCA ALLEATI, MA IL WEB HA GIÀ SCELTO”...


1- CATRICALA': "ISTRUTTORIA SU GOOGLE ALLARGATA A GOOGLE USA"...
(Adnkronos) - E' ancora in fase istruttoria il procedimento aperto dall'Antitrust, su ricorso della Fieg, nei confronti di Google per come il motore di ricerca utilizza le notizie dei giornali italiani. A spiegarlo, precisando che l'istruttoria 'si e' allargata alla societa' americana perche' quella italiana ha dichiarato di non avere autonomia decisionale' e' il presidente dell'Autorita' Antonio Catricala'.

Nel sottolineare che si sta 'ragionando su alcuni documenti', il presidente ha anche precisato che il dialogo avviene 'direttamente con Google e non con l'Antitrust americano. La nostra iniziativa e' solo nazionale', ha proseguito Catricala' che tuttavia non ha escluso che un'eventuale decisione dell'Autorita' italiana possa ispirare il comportamento di altri regolatori nazionali.


2- TITANI CONTRO GOOGLE...
Francesco Semprini per "La Stampa"

Rupert Murdoch punta ad allearsi con Microsoft per indebolire Google. Il patron di News Corp. ha avviato trattative con il colosso informatico esplorando l'ipotesi di una partnership per rimuovere dal motore di ricerca le numerose pubblicazioni del gruppo, dal «Wall Street Journal» al britannico «Times».

Un progetto che sembra far gola alla creatura di Bill Gates, perché in questo modo giornali e riviste online diventerebbero appannaggio di Bing, il «search engine» di Microsoft, principale rivale della creatura di Sergey Brin e Larry Page. Così la società di Redmond ha preso contatti con altri editori per convincerli a «de-indicizzare» i loro prodotti da Google. «È un'aggressione volta a ridurne i margini di guadagno», spiegano al «Financial Times» alcuni esperti, ovvero un tentativo di costringere Google a pagare per i contenuti delle news visualizzate.

La manovra a tenaglia di Microsoft e News Corp. ha anche un altro obiettivo: da tempo la società fondata da Gates rincorre quella di Brin e Page nel business dei motori di ricerca, e dopo anni di tentativi e milioni spesi a vuoto, Bing rappresenta la risposta più promettente al sistema di algoritmi con cui il gruppo di Mountain View domina il mercato da oltre un decennio.

Il colosso informatico ha pensato Bing, lanciato a giugno, diversificandone i campi di ricerca rispetto ai rivali, e i risultati sembrano positivi visto che a ottobre il traffico è salito al 9,9% del totale del settore, dall'8,4% del mese precedente.

Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft, è pronto a investire ancora molto sul progetto, ma per scalzare il dominio di Google, che controlla il 65% del mercato, è necessario eroderne i margini di azione. In questo contesto si inserisce News Corp. strenuo sostenitore delle sottoscrizioni a pagamento per i quotidiani online - sul modello già in uso al Wsj - e da tempo in prima linea con altri big dell'informazione - come l'Associated Press - nella crociata anti-Google.

Murdoch ha annunciato che ricorrerà a ogni via legale per impedire al motore di ricerca di «rubare notizie» pubblicate sui suoi giornali. All'inizio del mese, aveva promesso che avrebbe proibito agli aggregatori di notizie, come Google, ma anche Msn o Yahoo, l'accesso gratuito completo alle notizie dei suoi giornali.

Le ipotesi sono sostanzialmente due: escludere i titoli dei quotidiani del gruppo dai link degli aggregatori, o far pagare per accedere agli articoli. Google da parte sua sostiene di rispettare le leggi in materia di copyright: «Mostriamo il necessario ai nostri utenti in modo che possano identificare gli articoli che a loro interessano».

Negli Usa, in base al principio del «fair use» (utilizzo leale), non esistono limiti alla pubblicazione di articoli di altri, in base alla libertà di espressione tutelata dalla Costituzione. La società ricorda inoltre che gli editori hanno il diritto di chiedere di essere rimossi in qualsiasi momento da Google News.

L'universo Internet è diviso sulla crociata di Murdoch e Ballmer. Secondo alcuni a beneficiarne sarà l'intero settore, incapace di individuare un modello affidabile che possa far fronte al calo di vendite e introiti pubblicitari, visto che si potrebbe creare un meccanismo per il quale i motori di ricerca pagano per indicizzare i quotidiani, valorizzandone gli stessi contenuti.

Per altri invece la strategia sarà un boomerang, visto che per testate come il Wsj, disertare Google significa perdere sino al 25% del traffico. Inoltre, il motore di ricerca ripete di non aver bisogno dei giornali per sopravvivere, perché «non rappresentano una parte importante dei ricavi».


3- MICHAEL WOLFF: "RUPERT ARRIVA TARDI...
Maurizio Molinari per "La Stampa"

È un'abile mossa di pubbliche relazioni contro Google ma difficilmente porterà a risultati concreti». Pochi conoscono Rupert Murdoch come Michael Wolff, autore della biografia «The Man Who Owns the News», ed a suo avviso l'ipotesi dell'alleanza con Microsoft «è una sorta di ultima, disperata, battaglia».

Di quale battaglia si tratta?
«Del tentativo di salvare i giornali di carta dall'inesorabile avanzata di Internet».

Perché vuole salvarli?
«Perché vuole salvare i suoi. Teme per la sorte del proprio impero. Vede il futuro della News Corporation, che include giornali e televisioni, minacciato dal dilagare dell'informazione gratuita sul web».

L'alleanza con Microsoft può aiutarlo?
«Al momento è ancora a livello di trattativa. Non so se diventerà una formale alleanza. Comunque è solo un'abile mossa di pubbliche relazioni».

Eppure si tratta di due colossi dei media...
«Certo, ma nessuno dei due ha una presenza sul web tale da poter dettare condizioni ad una nave ammiraglia come Google. La loro somma su Internet è uguale a zero».

Allora qual è la strategia di Murdoch?
«Un patto fra due grandi aziende che in comune hanno solo il nemico: Google. Per allearsi ha scelto il nemico del suo nemico».

Tutto qui?
«Tutto parte da qui. È un'offensiva di pubbliche relazioni che punta a mettere sotto accusa Google, indicandola come la principale responsabile della mancanza di entrate economiche dal web per i giornali. L'obiettivo è sfruttare il processo pubblico a Google per far scaturire un dibattito tale da aprire una strada a soluzione alternative, capaci di disegnare nuovi scenari. Murdoch parte dalla definizione del colpevole, cerca un accordo sul suo nome e pensa così di avvicinarsi alla soluzione...».

Funzionerà?
«Murdoch pensa di sì. Bisogna ricordare che a metà degli Anni Ottanta fu lui che affrontò a visto aperto i sindacati dei giornali britannici, piegandoli al termine di un lungo braccio di ferro sul quale in pochi avevano scommesso. Per Murdoch quella vittoria ha garantito la sopravvivenza della carta. Ora vuole ripetersi, puntando a piegare Google».

Cosa vuole in particolare Murdoch da Google?
«Spingerla a pagare i giornali per le notizie che vengono trovate e consultate attraverso il motore di ricerca. Vuole porre fine alle ricerche gratis perché ritiene che debbano essere a pagamento. È una richiesta senza dubbio legittima da un punto di vista economico ma ha un tallone d'Achille...».

Qual è?
«Il fatto che Rupert Murdoch non conosce il web. Non naviga, non sa di cosa sta parlando né è padrone del business dell'informazione online. Se ne sapesse solo un poco di più si renderebbe conto che la sua è una battaglia antistorica, perdente, è destinato a uscire sconfitto da quest'ultima appassionata scommessa che, all'età di 73 anni ha deciso di intraprendere».

Lei ha studiato molto da vicino il personaggio-Murdoch. Che idea si è fatto della sfida a Google?
«È iniziata da poco tempo. La sta gestendo alla sua maniera. Come una campagna molto aggressiva. Punta a essere sulla bocca di tutti. Si dedicherà fino in fondo a vincerla nella convinzione che leggere gratis sul web quanto si paga sulla carta è un controsenso. Dobbiamo attenderci nuovi, duri affondi. Punterà a guidare alleanze sempre più vaste, nobili e soprattutto popolari imputando a Google di essere una sorta di parassita che fa soldi e cresce sfruttando, gratis, le proprietà degli altri. Il tema-chiave è la tutela della proprietà intellettuale. Ma ciò che Murdoch non può cambiare è l'abitudine degli utenti del web. Miliardi di persone sono oramai abituate a navigare gratis attraverso i siti dei giornali di carta, cercando liberamente ciò di cui hanno bisogno attraverso i motori di ricerca. Non si può tornare indietro. È troppo tardi».

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